Cencio la Parolaccia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Cencio La Parolaccia
Entrata del ristorante, 2015
StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione1941 a Roma
Sede principaleTrastevere, Roma
SettoreAlimentare, Intrattenimento
Sito webwww.cenciolaparolaccia.com

Cencio la Parolaccia è un ristorante italiano, sito nella zona di Trastevere a Roma al civico 3 di Vicolo dei Cinque.[1]

Serve prevalentemente cucina romana ed è famoso per gli insulti, improperi e parolacce (da cui il nome del locale) rivolti ai clienti dal personale di servizio e dall'animatore. I camerieri, ad ogni piatto, fanno apprezzamenti e battute rivolte ai clienti; l'animazione musicale con chitarra e fisarmonica consiste in stornelli vernacolari romani, adattati e appesantiti in base al pubblico presente ai tavoli.

Vittorio Caprioli, Marcella Valeri e Mickey Fox alla Parolaccia in una scena del film Trastevere (1971)

Il locale, inizialmente denominato Osteria da Cencio, fu aperto nel 1941 dai coniugi Vincenzo "Cencio" e Renata de Santis, i quali decisero, in seguito a un episodio che coinvolse l'attore Massimo Serato, di unire al tradizionale lavoro di ristorazione un intrattenimento basato sulle canzoni folkloristiche romanesche spesso condite da termini piccanti e volgari.[2]

L'operazione incontrò il favore del pubblico e così nel 1951 il locale prese ufficialmente la denominazione La Parolaccia e divenne luogo di cene particolari per attori e personaggi dello spettacolo.[2]

Nell'arte e nei media

[modifica | modifica wikitesto]

Grazie alla sua particolarità, La parolaccia ha ispirato ristoranti citati in vari film comici come Made in Italy, Simpatici & antipatici e Fracchia la belva umana (dove è ribattezzato Da Sergio e Bruno - Gli Incivili[3]) o come La banda del trucido con Tomas Milian (qui il ristorante si chiama La pernacchia).

Il locale viene propriamente citato e utilizzato in alcune scene del film Trastevere (1971), in cui risulta gestito dalla salace Nanda, interpretata da Ottavia Piccolo.

  1. ^ Murray Jaffe (a cura di), The Romans' Guide to Rome, Citadel Press, 1965, p. 15, ISBN 9780806503295.
  2. ^ a b Vito Tartamella, Parolacce: Perché le diciamo, che cosa significano, quali effetti hanno, Milano, RCS Libri, 2006, ISBN 9788858657454.
  3. ^ Achille Corea, Roma senza vie di mezzo, Bologna, Pendragon, 2010, p. 63.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]